15 giugno 2011

I protagonisti

1733:


Jonh Kay (1704-1779) brevetta la spoletta volante.


John Kay




1764:


James Hargreaves (1720-1788) inventa la spinning Jenny.




1769:


Richard Arkwright (1732-1792) inventa la water frame, una filatrice mossa dalla forza idraulica.


Richard Arkwright




1801: 


Joseph Marie Jacquard (1752-1834) brevetta il telaio Jacquard, un telaio automatico in grado di creare trame complesse tramite un sistema di schede perforate.


Joseph Marie Jacquard

7 giugno 2011

La rivoluzione industriale e l'industria tessile

Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo avviene un fenomeno che ha completamente cambiato non solo il processo produttivo ma anche il modo di vivere dell'uomo stesso: la rivoluzione industriale.
Analizzando questo fenomeno da un punto di vista prettamente tecnico, tralasciando le conseguenze sociali che tale processo ha provocato (come la condizione della donna nelle industrie), si possono individuare numerose innovazioni di rilevante importanza quali la macchina a vapore, la spoletta volante, il telaio idraulico e il telaio Jacquard.
Se la rivoluzione industriale vera e propria copre (orientativamente) gli anni compresi tra il 1760 e il 1830, qualche "indizio" di un'innovazione nel settore produttivo tessile lo si può riscontrare nel cosiddetto Lombe's Mill,  ovvero il primo mulino ad acqua utilizzato per la torcitura della seta in Inghilterra nel 1720 circa, riprendendo il modello dei filatoi idraulici già presenti in Piemonte.




Lombe's Mill, 1720 ca.


Spoletta volante:

La spoletta volante o navetta lanciata (in inglese flying shuttle) è un congegno inventato nel 1733 da John Kay per consentire la tessitura automatica. 
Consiste in una navetta (piccolo manufatto in legno di forma affusolata) che contiene una spoletta dove è avvolto il filato. Essa viene "lanciata" da un lato all'altro dell'ordito da un apposito congegno posizionato sul porta pettine (cassa battente) di un telaio da tessitura. Correndo velocemente attraverso il passo (il varco aperto tra la serie dei fili di ordito pari e quelli dispari), scivola sulla serie inferiore, srotolando il filato della trama e va a collocarsi sull'altro lato del telaio nell'apposito alloggiamento da dove verrà lanciata alla battuta successiva. Il lancio era ottenuto, nei primi telai meccanizzati, con il tirare una maniglia che azionava la molla di lancio, successivamente l'operazione divenne completamente automatica.

Prima della sua invenzione il tessitore doveva mettere la navetta nel passo con una mano, spingerla con forza e acchiapparla con l'altra mano quando arrivava sul lato opposto, poi lasciarla per mettere le mani sul pettine e battere per avvicinare il filo di trama. Con la navetta lanciata serve solo una mano per far muovere la navetta, l'altra rimane sul pettine per la battuta, quindi consente in pochi secondi di effettuare un lavoro che richiedeva un tempo molto maggiore e su un telaio di misura superiore a m.1,20/1,40 (la larghezza delle braccia) evita la presenza di due tessitori.
Oggi nei telai meccanizzati più recenti la spoletta lanciata, un appiattito manufatto metallico, è sparata da un getto d'aria compressa o da apposite pinze.
Il congegno inizialmente non fu né compreso né utilizzato, soprattutto perché influenzava la seconda fase di produzione (la tessitura) e non la prima (la filatura). In seguito, con l'aumento di produzione derivato dall'invenzione del filatoio meccanico a lavoro intermittente di James Hargreaves nel 1764, la spoletta volante venne utilizzata per chiudere il circolo di produzione dell'industria tessile del XVIII secolo.



Prima spoletta volante




Il telaio meccanico: la Spinning Jenny (Giannetta)

La giannetta (nome derivato dall'originale inglese spinning jenny) è una macchina filatrice a lavoro intermittente e dotata di fusi (mandrini) multipli, inventata attorno al 1764 a Stanhill in Inghilterra da James Hargreaves, anche se alcuni indicano Thomas Highs come possibile inventore. Highs aveva una figlia di nome Jenny che lavorava, appunto, come filatrice (spinner in inglese) e scelse di dare il suo nome (spinning Jenny) alla macchina filatrice che realizzò. Sembra che Thomas Hargraves apportò alcune utili modifiche alla macchina di Highs, brevettandola poi nel 1770.
L'introduzione di tale dispositivo nell'industria tessile permise di ridurre fortemente la manodopera necessaria per la produzione di filati poiché era in grado di fornire ad un solo operaio la capacità di gestire otto o più aste contemporaneamente. Fu la prima grande innovazione tecnica nel settore tessile e quella che aprì le porte alla rivoluzione industriale, divenendo così un simbolo dell'epoca.

Il telaio automatico idraulico:
Verso il 1760 l'industria attraversava un periodo espansionistico e si erano già susseguite diverse macchine tessili, come la navetta volante di Kay, che rendeva molto più rapido il lavoro di tessitura, e la cardatrice di Bourn, ma l'invenzione più importante fu brevettata nel 1769 da Richard Arkwright, che consisteva di un telaio di legno alla sommità del quale erano disposte in senso orizzontale quattro bobine portanti il nastro. 

Da ciascuna bobina questo passava attraverso due coppie di rulli, divisi in quattro sezioni corrispondenti alle bobine; la seconda coppia di rulli si muoveva più rapidamente della prima, allungando così il filo, che veniva poi passato sotto il braccio di un'aletta attaccata a un fuso sul fondo della macchina ed era avvolto sulla bobina portata al fuso. La velocità della bobina era regolata rispetto a quella del fuso per mezzo di un freno, costituito da un pezzo di filato di lana avvolto intorno alla sua base; l'avvolgimento del filato si basava quindi sullo stesso principio della ruota sassone alla quale Arkwright si era ispirato, persino nell'espediente, piuttosto grossolano, di mettere degli spilli sull'aletta per permettere al filatore di guidare il filo in modo uniforme sulla bobina. La macchina era stata inizialmente studiata per essere azionata da un cavallo, ma in principio si usò la forza motrice dell'acqua: da qui il nome di telaio ad acqua. Parecchi miglioramenti furono apportati tra il 1769 e il 1775; uno dei più importanti, brevettato nel 1772 da Coniah Wood, fu l'introduzione di una barra mobile al posto degli aghi che servivano a guidare il filo durante l'avvolgimento. Più tardi il suo movimento fu reso automatico per mezzo di una ruota o camma e successivamente venne aggiunta un'altra coppia di rulli. Quasi contemporanea di questo tipo di telaio fu la macchina azionata a mano che non traeva ispirazione da precedenti esperimenti. Si trattava di una macchina per grossa filatura o "jenny" che riproduceva i movimenti dell'operazione manuale; pare che la sua invenzione sia da attribuirsi a James Hargreaves, un testimone di Stanhill, vicino a Blackburn, che la realizzò nel 1764 brevettandola però solo nel 1769, poche settimane dopo il brevetto di Arkwright. 
Avendo però Hargreaves venduto alcuni esemplari della macchina prima di quella data, il suo braccetto fu considerato nullo. Le bobine riempite di filo ritorto venivano sistemate sul fondo di un telaio provvisto di parecchi fusi, e un nastro di ognuna di esse veniva collegato al fuso corrispondente, passando tra due guide che formavano una barra scorrente avanti e indietro sul telaio. Il filatore estraeva il nastro muovendo la barra all'indietro per un certo tratto. Indi le guide venivano premute insieme per tener fermo il filo, mentre continuavano senza interruzione il movimento all'indietro della barra e la rotazione della ruota che muoveva i fusi. Quando si era raggiunto un punto di torcitura sufficiente, la barra veniva nuovamente spinta in avanti e i fusi girati lentamente per avvolgere il filato. Il filatore, frattanto, tirava una leva che abbassava una corda, detta "tenditore", per far scendere il filo in posizione da poter essere avvolto. Questa macchina subì parecchi miglioramenti, non appena venne in uso, specialmente per opera di Haley, Houghton e Tower. Il telaio ad acqua produceva un filato forte e ben ritorto, adatto alla maglieria e per l'ordito nei tessuti di cotone. Il filato ottenuto con la giannetta, dapprima usato per l'ordito e la trama, fu poi ritenuto più adatto solo per la trama; la macchina successiva, il filatoio intermittente di Crompton, sarebbe stata adatta per produrre entrambi i filati, tuttavia non fu brevettata e l'unico modello originale sembra sia in Francia.


Filatoio idraulico di Arkwright, 1768


Telaio Jacquard:

Il telaio Jacquard è un tipo di telaio per tessitura che ha la possibilità di eseguire disegni complessi. Si tratta di un normale telaio a cui si è aggiunto un macchinario che permette la movimentazione automatica dei singoli fili di ordito. Probabilmente la più importante invenzione nel campo dell'industria tessile, permette di produrre tessuti, anche molto complessi, con il lavoro di un solo tessitore. Per essere stata la prima applicazione ad aver utilizzato una scheda 

perforata, è considerato l'antenato del calcolatore.
Già dal 1787 era nato il telaio meccanico, mosso dal motore a vapore. Il francese Joseph-Marie Jacquard presentò nel 1801 un congegno frutto dell'elaborazione di precedenti progetti (la tecnica degli aghi e dei cartoni perforati di Basile Bouchon e Jean Baptiste Falcon e il cilindro di Vaucanson) destinato a rivoluzionare la produzione tessile del XIX secolo. Venne a sostituire i telai al tiro o a liccetti dove il tessitore era coadiuvato da un aiutante, spesso un ragazzo o bambino, che sollevava i licci tirando delle manopole poste su un lato del telaio. 
La sua invenzione non fu inizialmente ben accolta dai tessitori per paura di perdere posti di lavoro, scatenò in Francia la rivolta dei Canuts (i tessitori di seta di Lione), ma si diffuse velocemente in tutta l'Europa
L'apparecchio è costituito da una struttura applicata sopra un telaio composta da un'incastellatura che regge: un nastro formato da cartoni perforati, una catena di trascinamento che fa avanzare i riquadri perforati e una serie di contrappesi cilindrici collegati alle maglie dei licci. 
Ogni filo di ordito passa in una maglia di liccio (a livello del piano di lavoro). Ogni singola maglia di liccio è collegata, tramite una cordicella rinviata nel punto più alto, a un contrappeso cilindrico di sezione sottile (3-5 mm), inferiore comunque al diametro dei fori dei cartoni (in alto sopra il telaio). Quando i fori del cartone, permettono ad alcuni contrappesi di cadere, perché trovano libero il loro posto, le maglie dei licci ad essi collegate fanno alzare i fili di ordito che passano nel loro foro. Si crea così un'apertura di passo con alzati solamente i fili necessari per eseguire un determinato disegno o armatura. Il tessitore introduce il filo di trama e batte con il pettine. Alla battuta successiva il cartone avanza di un riquadro e i contrappesi trovano differenti buchi aperti dove cadono alzando i fili che formeranno la riga successiva del disegno. 
Rimane comunque un telaio manuale, il cambio della sequenza dei cartoni viene ottenuto dal tessitore azionando una leva o manopola, che collegata con corde, fa avanzare di un passo il meccanismo che porta un nuovo cartone sotto i contrappesi. 
Per i tessuti operati che richiedono più orditi (velluto con disegni, broccato, gobelin), l'ordito di fondo ha la sua serie di licci (tradizionali), collegati ai pedali, che permettono la movimentazione dell'armatura di fondo (tela, saia o raso) che viene alternata con battute del disegno. Il tessitore alternerà battute di fondo, schiacciando i pedali, a battute di disegno, in cui saranno i cartoni forati ad alzare solamente i fili del disegno o del pelo nel caso del velluto.



Telaio Jacquard, 1801




27 maggio 2011

Torcitoio da seta (filatoio idraulico)

Nel medioevo ha grande diffusione la seta, una fibra di origine animale, con la quale è possibile creare dei tessuti di alta qualità. A causa della grande richiesta di questo tessuto ha fatto la sua comparsa a Bologna e a Lucca nel XIII sec. (circa)  un nuovo macchinario: il torcitoio idraulico da seta o filatoio idraulico. 


Torcitoio da seta:



La scelta dell'arte della seta deriva sia dalla consapevolezza dell'importanza che tale attività assumeva nell'Italia del Basso Medioevo, sia perché, fino a qualche decina di anni fà, grazie alla diffusione del gelso nel territorio, le donne di Bevagna si dedicavano all'allevamento del baco e alla raccolta e vendita di bozzoli. In Europa la produzione della seta venne tentata per la prima volta sotto l'imperatore Giustiniano nel 530 d.C. Con il fiorire della sericoltura in Spagna nel X secolo e in Sicilia e in Italia nel XII secolo, la tessitura dei manufatti di seta si instaurò definitivamente in Occidente. L'Italia divenne la regione principale dell'industria serica in Europa, con centro a Lucca.

Il primo procedimento nella preparazione di un filo di seta è la trattura: i bozzoli vengono immersi in acqua bollente per rendere il materiale legante viscoso e vengono rimossi con bastoni, alle estremità dei quali aderiscono i filamenti di seta. Questi filamenti sono avvolti su un aspo: essendo i filamenti di seta troppo delicati per essere avvolti uno alla volta, se ne avvolgono insieme un certo numero,da tre ad otto.Dopo la trattura i fili di seta vengono ritorti per impedire che i singoli filamenti si separino. Fin dall'epoca medievale si ebbero torcitoi perfezionati, come quelli che pare siano stati ricostruiti a Bologna,verso il 1272, da un esule di Lucca. Un geloso segreto circondò questa invenzione, cosicché nulla si conosce della storia di questo torcitoio. Tuttavia un documento lucchese del XIV secolo e uno schematico schizzo fiorentino del XV secolo mostrano che il primissimo torcitoio era simile ad uno del XVII secolo. Sulla base di tali documenti e prendendo visione dall'unico esemplare esposto al Museo di Gorizia, la gaita è riuscita a ricostruire un  torcitoio a trazione umana, facendone l'unico esemplare funzionante al mondo. Dopo la torsione le matasse di filo di seta vengono collocate in sacchetti e bollite in acqua saponata per eliminare la gomma naturale che può ostacolare la tintura; vengono poi sciacquate in acqua pura e messe ad asciugare. Quelle di colore perlaceo vengono successivamente sbiancate con vapori di zolfo: così il filo bianco è pronto per la tessitura e la tintura.

Si tratta di una macchina apparentemente molto complessa, ma che in realtà sembra tale perché densa e ripetitiva. Ha circa due metri di diametro ed è alta poco di più. I suoi elementi operativi sono ripetuti parecchie decine di volte, consentendo di torcere in modo regolare 80-150 fili contemporaneamente. Un uomo motore collocato all'interno, la muove mentre un operatore all'esterno provvede alle varie esigenze della torcitura. Si tratta di una delle macchine più interessanti del Medioevo, certamente la più produttiva. Un torcitoio da 100 fusi richiede infatti due operai contro i cento di prima, ed il tempo per torcere un rocchetto è cento volte minore di quello che si impiegherebbe a torcerlo a mano (a parità di torsione).  Complessivamente, quindi, l'invenzione accorcia di circa 10.000 volte il tempo di torcitura per una produzione medi artigianale. Quattro ordini di grandezza in meno in una sola volta, due sole persone contro cento e una regolarità di torsione mai vista! Raramente nella storia della tecnica ci si imbatte in simili risultati. Si può sicuramente affermare che la civiltà industriale nasce con i torcitoi da seta.
In Italia nel XII secolo diviene la maggiore produttrice Europea di seta grazie a grandi centri produttivi come Lucca e Bologna, dove si sviluppano i torcitoi idraulici.



Torcitoio circolare da seta a trazione umana (sec. XIII) 




(tratto da Il mercato delle gaite)


Come si lavora la seta

Filatoio idraulico

22 maggio 2011

Conocchia e spola

Conocchia:


Conocchia



La conocchia o rocca è uno strumento che in coppia col fuso serve a filare.
Usata sin dall'antichità serve a reggere l'ammasso di fibre tessili durante l'operazione di filatura, in modo che il filatore abbia comodamente a disposizione le fibre mantenendo libere le mani.
  • La struttura era costituita da un bastone di legno con una gabbietta o altro ingrossamento posizionato in alto intorno al quale si legava la massa del filato. *Se costruita in canna, la gabbietta era realizzata aprendo la canna in sei-otto parti ad una estremità; con l'allargamento e la richiusura di queste sezioni si otteneva una gabbietta di forma affusolata.
  • In alcuni casi alla sommità della rocca erano inseriti, in appositi fori passanti, dei rebbi ovvero dei bastoncini in numero variabile a cui veniva fissata la massa di lana da filare.
  • La massa di fibre era mantenuta ferma sulla conocchia da un laccio o da un anello che, avvolto intorno alla massa, la teneva compressa impedendole di scivolare in basso lungo il bastone.

Con tutte le fasi della lavorazione della lana, della canapa e del lino, dal neolitico alla rivoluzione industriale, la filatura ha occupato per millenni una grossa parte del lavoro femminile domestico.
In età romana, come già nel mondo greco ed etrusco, la filatura della lana, effettuata con rocche di varia tipologia, era una delle attività per eccellenza della domina tanto da essere citata nelle epigrafi funerarie oppure da essere raffigurata sulle tombe, spesso nelle mani della defunta, a indicarne le virtù domestiche. In alcuni casi rocche e fusi erano anche inseriti nei corredi funerari.
Sulla base dei rinvenimenti archeologici le rocche antiche possono essere divise in tre grandi categorie: quelle da dito, di dimensioni ridotte e dotate di un anello in cui veniva inserito un dito per impugnarle; quelle da mano, più lunghe, che venivano tenute nella mano sinistra; quelle da braccio, di grandi dimensioni, che potevano essere tenute in mano o sotto il braccio o infilate nella cintura. Se è presumibile che la maggior parte di questi strumenti fosse in legno, difficilmente conservabile, sono note rocche in ambra, osso, giaietto, avorio.
Pure i fusi, oltre che in osso, erano spesso realizzati in legno: di questi esemplari spesso rimane solo la fusarola, ovvero il peso circolare che serve per stabilizzare la rotazione del fuso durante l'operazione che permette di attorcere il filo. Sono note fusarole in ambra, osso, vetro, pietra e ceramica.
L'accoppiata rocca e fuso era compresa nella dote di una sposa, da attrezzo utile diventava, con decorazioni e intagli, opera d'arte.
Venne usata nelle campagne fino all'inizio del XX secolo, anche se preesistevano, fin dal medioevo, macchinari (arcolaio) per filare in maniera più veloce, soprattutto dalle donne che pascolavano le greggi o si spostavano (e intanto filavano), questa conocchia da viaggio era di formato ridotto, più corta e leggera, si infilava in tasca e si attaccava al vestito per reggerla diritta.

Spoletta:
Spoletta

La navetta o spoletta è l'attrezzo che contiene il filato per 
tessere. Entrando nel passo aperto tra i fili dell'ordito permette
di inserire il filo di trama e costruire un tessuto.
Vari tipi di spoletta:
  • Per un telaio a tensione o per uno a pesi può essere semplicemente un legnetto o un rametto.
  • La navetta più semplice è fatta con una assicella di legno che ha una tacca o incavo ad ogni estremità. L'assicella è larga pochi centimetri e più o meno lunga in proporzione alla larghezza dell'ordito.
  • Le navettine per arazzo in un telaio a basso liccio sono un cilindro di legno tornito con un foro alle estremità per caricarle sulla bobinatrice.
  • I brocci sono le navette per arazzo in un telaio ad alto liccio, costruite in legno tornito hanno ad un'estremità una punta e all'altra un ingrossamento a pallina per non far scivolare il filo.
  • La navetta per telai artigianali è costituita da un blocchetto di legno, lungo 20-30 centimetri, appuntito alle estremità con una cava centrale contenente una spoletta di filo, durante la corsa la spoletta srotola il filo lasciando al pettine l'incombenza di batterlo contro la trama precedente per compattare il tessuto.
  • Se il telaio è fornito del congegno per lanciare le navette (spoletta volante), queste devono avere un certo peso e aerodinamicità, solitamente hanno le punte rivestite in metallo.
Oggi i telai industriali più recenti non hanno la navetta che è stata sostituita da apposite pinze o da un getto d'aria compressa.

20 maggio 2011

Fuso e telaio


[...] Or tu risali
Nelle tue stanze, ed ai lavori tuoi,
Spola e conocchia, intendi; [...]

OdisseaLibro I, vv. 460-462



[...] Ella, cantando con leggiadra voce,
Fra i tesi fili dell'ordìta tela
Lucida spola d'ôr lanciando andava.
 [...]

Odissea, Libro V, vv. 80-82


[...] Ma tu rïentra; ed al telaio e al fuso,
Come pur suoli, con le ancelle attendi.
[...]

Odissea, Libro XXI, vv. 415-416


In questi due passi dell'Odissea sono citati due strumenti chiave per la lavorazione delle fibre tessili: il fuso e il telaio.

Il fuso





Il fuso è uno strumento che permette la "torcitura" di fibre tessili, trasformando un ammasso di fibre in quello che viene chiamato filato.
Solitamente è composto da due parti: un bastoncino appuntito ad un'estremità, di lunghezza pari (approssimativamente) a venti o trenta centimetri e del diametro di un centimetro circa, e un cerchio forato chiamato "fusarola", fatto in terracotta, legno o ossidiana e largo da quattro a sei centimetri.
Il legnetto è infilato nel foro del tondino in modo che ne fuoriesca la punta per pochi centimetri. La rotazione impressa al bastoncino, prolungata dall'effetto centrifugo del tondino torce le fibre che vengono legate la fuso, che nel girare accumula sul bastoncino il filo fatto. 
l lavoro di filatura con il fuso si svolge in due fasi:
  • nella prima si imprime una rotazione al fuso (come ad una trottola) per torcere le fibre, mentre il fuso gira si tira il pelo dalla scorta che sta sulla rocca fornendone la quantità sufficiente per la dimensione che si vuole dare al filato, fino a quando si è costruito un pezzo di filo lungo fino a terra (quando il fuso tocca terra si ferma)
  • nella seconda si slaccia il nodo all'estremità e si avvolge il filo appena fatto sulla pancia del fuso.


Il telaio:




I primi telai apparvero nel neolitico, erano costruzioni molto semplici, poco più di una intelaiatura rettangolare costruita con rami o pali di legno messa in posizione verticale. La tensione dei fili di ordito era ottenuta tramite pesi, in argilla o pietra, che si trovano numerosissimi negli scavi archeologici. L'immagine di questo tipo di telaio è rappresentata sui vasi Greci, spesso abbinata all'immagine di Penelope.
I popoli antichi oltre al telaio con pesi usavano telai orizzontali, a terra, dove la tensione dei fili d'ordito veniva ottenuta con il tiraggio tra il subbio anteriore e quello posteriore. Questa tipologia di telaio, solamente un po' raffinata, continuò ad essere utilizzata per millenni, dagli Egizi e dai Romani. Nel medioevo il telaio verticale continua ad essere utilizzato per il confezionamento degli arazzi, e nel1250 fu dotato per la prima volta di pedale.
La costruzione dei telai diviene sempre più accurata, fino a permettere nel rinascimento la pruduzione di manufatti complessi e raffinati. La tessitura diviene un'arte, grazie anche all'arrivo della seta dallaCina, fiorisce la produzione di tessuti pregiati come raso, broccato, damasco, velluto.
Nel 1787 per la prima volta viene applicato il motore a vapore per muovere un telaio: nasce il telaio meccanico. Nel 1790 Joseph-Marie Jacquard, francese, inventa il telaio jacquard dove una scheda perforata comanda il movimento dei licci permettendo l'esecuzione di disegni molto complessi con il lavoro di un solo tessitore.

10 maggio 2011

Immagini


Innovazioni

Macchina da cucire

Testi 


Luciano Ghersi, L'essere e il tessere, Ed. Loggia dei Lanzi FI 1996



Schoeser Mary, World Textiles a concise history,  Ed. Thames & Hudson  2003

Francobolli



Esposizione internazionale d'arte tessile e della moda, Torino, 1951


Arte



Sir John William Waterhouse
Penelope and her suitors (Penelope e i suoi corteggiatori)


Gustave Courbet, La filatrice addormentata, olio su tela, 1853, Montpellier Musée d'Orsay

Periodici

Cucito creativo, periodico mensile, Lumina Edizioni